Fontana dell’Acqua Paola Verificato

Fontana Storica di Roma

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La fontana (o fontanone) dell’Acqua Paola si trova a Roma, nel punto in cui la via Garibaldi raggiunge la sommità del Gianicolo, poco prima di porta San Pancrazio. Si tratta della mostra terminale dell’acquedotto dell’”Acqua Paola”, ripristinato tra il 1608 e il 1610 da papa Paolo V. È il “fontanone” a cui fa riferimento Antonello Venditti nella canzone “Roma Capoccia” (1972).

All’inizio del XVII secolo le aree a destra del Tevere erano ancora scarsamente approvvigionate d’acqua, e la dotazione idrica delle zone di Trastevere, del Vaticano e di Borgo fu uno dei primi problemi affrontati dal papa Paolo V appena eletto. In realtà, come già per alcuni dei suoi recenti predecessori, il fine ultimo del pontefice era di poter disporre di una cospicua riserva d’acqua corrente per i giardini della sua residenza vaticana, ma il Comune di Roma accettò di contribuire alle spese per il ripristino dell’antico acquedotto Traiano che, ricevendo acqua dal lago di Bracciano, avrebbe consentito l’autonomia idrica delle zone a destra del fiume. Iniziati i lavori nel 1608, il progetto fu portato a termine nel 1610.

Commissionata a Giovanni Fontana, che la realizzò tra il 1611 e il 1612 con la collaborazione di Flaminio Ponzio, la mostra terminale del nuovo acquedotto ricalca molto da vicino il progetto della fontana dell’Acqua Felice, la mostra terminale dell’acquedotto voluto da papa Sisto V, realizzata nel 1587 dallo stesso Giovanni Fontana.

Come nell’altro monumento che ha dimensioni molto più ridotte, anche in questo la metà inferiore è occupata da archi, di cui i tre centrali più alti e larghi dei due laterali, leggermente arretrati, tutti separati da colonne[1] poste su alti piedistalli. La metà superiore dei tre archi centrali, anziché contenere statue, è occupata da grossi finestroni rettangolari aperti, in modo da consentire una parziale visibilità del giardino botanico che, all’epoca, si trovava dietro il fontanone. La metà superiore del monumento, per tutta la lunghezza delle tre nicchie maggiori, è occupata da una grande iscrizione a testimonianza della realizzazione dell’acquedotto, sormontata da un enorme stemma pontificio, sorretto da due angeli scolpiti da Ippolito Buzio, inserito in un’edicola ad arco molto elaborata dal punto di vista scultoreo. L’intera opera è ornata di volute ai margini e di draghi e aquile araldiche della famiglia del pontefice (i Borghese).

In realtà il testo contiene un errore storico-archeologico, in quanto l’acquedotto restaurato non era l’”Alsietino”, ma il “Traiano”, che già all’epoca della costruzione aveva inglobato e sostituito l’altro. L’errore è ribadito in una simile iscrizione posta su un arco di sostegno dell’acquedotto che attraversa la via Aurelia, a poca distanza dalla fontana, in cui si parla erroneamente del ripristino dell’acquedotto costruito dall’imperatore Augusto (l’”Alsietino”, appunto).

Com’era consuetudine dell’epoca, gran parte dell’opera è realizzata con marmi “prelevati” dal foro di Nerva. Le sei colonne che la ornano – quattro di granito rosso e due laterali di granito bigio – provenivano dall’antica basilica di San Pietro. Esse poggiano su basi molto alte e i capitelli sono posti a sorreggere l’architrave.

Originariamente il fontanone aveva cinque vasche in corrispondenza degli archi.
Il progetto originale prevedeva che l’acqua venisse raccolta in cinque vasche posizionate in corrispondenza di ciascun arco, ma nel 1690 papa Alessandro VIII commissionò a Carlo Fontana, nipote di Giovanni, la realizzazione di un progetto di ampliamento dell’opera. La versione definitiva, tuttora esistente, oltre all’ampliamento del finestrone centrale prevedeva una grande conca a semicerchio sporgente da una vasca rettangolare piuttosto stretta e lunga tutta la larghezza della fontana. Anche l’uscita dell’acqua è stata modificata: le larghe bocche che versavano direttamente nelle conche sottostanti, ora gettano acqua in piccoli catini che sversano nel bacino sottostante.

Una caratteristica unica tra tutte le fontane romane è quella che vede riprodotte le insegne del papa anche sulle colonnine che circondano l’ampia piscina, sulle quali sono infatti visibili, alternativamente, draghi ed aquile.

Nel dicembre del 1787 Goethe durante il suo secondo soggiorno a Roma vide la fontana e ne lasciò una lunga descrizione entusiasta
Dopo un primo restauro del 1859, che riparò i danni occorsi per i colpi d’artiglieria delle battaglie per la difesa di Roma di 10 anni prima, un successivo intervento di ripulitura del monumento fu effettuato nel 2002-2004

Vari sono i film in cui la Fontana dell’Acqua Paola ha giocato un ruolo caratterizzante della città di Roma.
Ricordiamo: Tre soldi nella fontana (1954), Il cardinale (1963), Dove vai tutta nuda? (1969), Trastevere (1971), Il maschio ruspante (1972), 40 gradi all’ombra del lenzuolo (1976), Un’australiana a Roma (1987), Delitti e profumi (1988), In nome del popolo sovrano (1990), Stasera a casa di Alice (1990), Commediasexi (2001), La grande bellezza (2013), Spectre (2015).

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Indirizzo: Via Garibaldi, 00153 Roma RM
Telefono: 060608

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